lunedì 9 dicembre 2013

Zerocalcare, il successo porta rogne

POICHé QUESTO POST È STATO CENTRO DI POLEMICHE  E TROLL, MODIFICO QUALCHE PUNTO IN MODO PIù CHIARO.
Quando Gipi una cinquina d'anni fa, fece il botto con LMVDM iniziarono polemiche e scritti al ribasso...
L'invidia è una brutta bestia, ma 5 anni fa internet e i net erano ancora diffusi in modo meno capillare.
Ricordo bene che ci stavamo dentro molto, quando creai «ANIMAls», poco dopo, avevo coscienza che occorresse avere i supporti di FB e blog.
Oggi però la vita è sempre più proiettata sugli schermi, ci aggiriamo digitando e leggendo quello che gli altri dicono.
E gli altri possono essere bravissimi oppure stronzi.
Così il successo oggi di Zerocalcare è un suo successo personale, dovuto alla sua capacità di scrittura, di far ridere, di comunicare nei giusti modi, ma certo è stato sostenuto e diffuso da quel telefono senza fili che è la rete.
Da sempre i successi di libri sono di due tipi, mediatici (un grande lancio, il convincimento più o meno occulto che si tratti di grandi autori, pubblicità, mezzucci vari), e l'altro è il passaparola, lo si è visto spesso, e spesso a sorpresa e anche nei libri per ragazzi.  Il passaparola era sempre limitato dal numero di amici che si possono avere, 10, 20? Anche 50 e più, ma insomma... volete mettere le centinaia e migliaia di FB o altro? Perciò oggi io credo che sia il passaparola la grande arma di vittoria, ma la si ottiene conquistandosela. A qualcuno l'opera in questione deve piacere tanto, perché il meccanismo si sviluppi.
Vabbè, in realtà volevo solo parlare dell'invidia e della superficialità che che illumina l'autore quando ha un improvviso successo.
In particolare, credo, nel fumetto, dove non è poi così frequente, ognuno vuole farsi bello dicendo la sua (soprattutto polemizzando).
E parliamo di Zerocalcare, che oggi è al centro dell'attenzione, di molti? Di tutti.




Premesso che lo conosco da tempo e che l'ho conosciuto meglio nell'intervista per il volumetto da noi edito, Michele-Zero evita pubblicità, se non il minimo necessario, ma il suo successo lo deve alle sue storie. Il suo è rapporto personale col pubblico, un pubblico talmente ampio da non coincidere sempre con l'autore.
Ed ecco apparire, non tanto critiche di voci anonime, perché Michele è davvero troppo amato, ma ci sono "critici" che si appoggiano al nome dell'autore famoso per diventare un poco famosi anche loro. E non sono pochi.
E invece no.
Perché almeno occorrerebbe informarsi prima, come chiunque fa critica, di qualsiasi tipo, dovrebbe fare.
Insomma, come recitava un proverbio "Prima de parlà, se tas" e non devo tradurlo, vero?
Qui l'articolo che in questi giorni fa parlare di sé.
Con molti "errori" sgradevoli e frasi offensive, senza valida base critica specificamente fumettistica. Ma noi ci concentriamo solo su quello che più ci riguarda da vicino, lo stile del fumetto.
Zerocalcare è, a pensarci bene, un diretto figlio di Silvia Ziche e di Silver, forse in crescita, migliore di loro ma ancora molto grossolano e non ai livelli di Andrea Pazienza.
E qui mi dovete trovare il collegamento tra Silver (auguri, oggi compie gli anni) e Pazienza, ve ne prego, a parte aver disegnato figure anatomicamente gommose, talvolta.
Come dire questo dolce di panna assomiglia alla meringa ma è ben lontano dalla pasta e fagioli!
Per fortuna che ci ha pensato bene.
Tra l'altro Zerocalcare ha dichiarato più volte le sue letture del fumetto comico francese (è bilingue), come base della sua cultura e ispirazione, assieme al disneyano e a Silvia Ziche.
Non proseguirò molto oltre, ma cito l'ultimo pezzo così chiaramente contestabile (eventuali errori nel corsivo non sono miei, è copia e incolla):
Chi ama e si identifica nei suoi fumetti è cresciuto guardando tutti i film animati della Dysney, guardando in tv gli statici cartoni animati giapponesi (le cosidette anime), giocando ore e ore ai videogiochi e comprando i manga in fumetteria. Chi ama e si identifica nei suoi fumetti ha una vita molto simile a quelle del suo protagonista, le stesse nevrosi e paranoie. Ne condivide anche le serie televisive che creano dipendenza, scaricate da internet e viste la notte nella solitudine della camera da letto in un appartamento di periferia del quale si riesce a pagare faticosamente l’affitto a fine mese. Chi ama e si identifica nei suoi fumetti, preferisce delegare alla propria responsabilità, non reagendo e affidandosi a un universo pop rassicurante e adolescenziale.
I lettori di Zerocalcare sono molto diversi da lui, certamente la maggior parte non frequenta i centri sociali, e MOLTISSIMI (ma certo non sono tra quelli che si mettono in fila per avere il suo disegno) non hanno la sua età, hanno 15, 20, 30, sì, ma anche 40, (e vedevano molte delle serie suddette), 50, 60, spesso lo scoprono segnalato dai figli 30enni, o anche no, ma ridiamo tutti. Informarsi, e anche fare un po' di conti... ovviamente. La grande virtù di Zerocalcare è di aver unificato generazioni e tipologie di lettori, maschi e femmine, ragazzi tatuati e mammecocche, lettori di fumetti e gente che stava solo su internet.
Silvia Ziche  (45 anni) lo abbraccia perché lo ritiene un genio, Cinzia Ghigliano (60) lo trova eccezionale e si sente uguale a sua mamma , Gianfranco Manfredi (65) me lo segnala,entusiasta, più di un anno fa... molti lettori e lettrici hanno la mia età, altri molti anni meno (quelli che fanno le file alle fiere e ci si identificano), è per questo che ora ora è nella top ten.
Dovevamo ringraziare Gipi, 5 anni fa, ora ringraziamo Zero, perché loro fanno bene al fumetto (e anche tanto a noi lettori), come lo hanno fatto Spiegelman e Satrapi.
Poi lo spazio per una critica di analisi ci sta tutto, e ci stanno anche elementi negativi, sì, ma che abbiano valore letterario e serio, non mescoliamoli a stizze e approssimazioni.
Per il resto ha risposto sempre misurato e corretto Zero, QUI.

E per finire qualcosa aldilà di questa questione: i critici vanno rispettati, quando provano le loro asserzioni.
Contestati se non si è d'accordo.
I Troll vanno lasciati nel silenzio. Sempre. (dunque Villa non è un troll).

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